Tales & Things.
Donatella Landi,
Cesare Viel
a cura di:
Martina Adami e Maura Favero
inaugurazione:
sabato 18 maggio 2013, ore 18.30
Sabato 18 maggio 2013, alle ore 18.30 presso il MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, Sapienza Università di Roma, in occasione della Notte dei Musei 2013, inaugura la mostra Tales & Things. Donatella Landi, Cesare Viel, a cura di Martina Adami e Maura Favero.
La mostra, con la quale il Museo Laboratorio di Arte Contemporanea
riprende le sue iniziative con la direzione di Giuseppe Di Giacomo,
propone un dialogo tra due artisti italiani che attraverso il suono,
legato agli oggetti, evocano memorie di altri individui, avvenimenti e
luoghi. Il titolo, Tales & Things, può sembrare un gioco di
parole, ma richiama invece quella connessione tra oggetto e dimensione
sonora della narrazione, che in entrambi i lavori in mostra acquista
un’estensione fisica.
L’installazione sonora di Donatella Landi, Check Out (2011),
restituisce i rumori, le conversazioni, le telefonate e la vitalità dei
viaggiatori, tutto il suono immaginabile in una stanza d’albergo è
diffuso dalle casse acustiche nascoste. Ammassate in carrelli metallici,
lenzuola usate rimandano a memorie indefinite, a vicende avvenute in
stanze anonime. Il pubblico, attraverso l’audio conservato dagli
oggetti, può tuttavia ristabilire una relazione attraverso l’ascolto di
rumori, suoni, voci, che producono curiosità evocando immaginari legati
alla condizione di transito propria del viaggiatore.
Di Cesare Viel si ripropone la performance Progetto Bachmann (2006),
che l’artista realizzerà in occasione dell’inaugurazione. Se nel 2006
l’azione fu compiuta alla presenza di pochi testimoni che poi
raccontarono, ognuno, una propria versione dell’accaduto, riattivare la
performance nel Museo Laboratorio
permetterà di fare esperienza di altre valenze e significati. Il lavoro
ruota intorno alla voce registrata dell’artista che legge alcuni brani
di un testo di Grazia Livi dedicato alla scrittrice austriaca Ingeborg
Bachmann (Le lettere del mio nome, La Tartaruga, Milano 1991).
La voce, i suoni e i rumori per ricordare o immaginare, il corpo tra
presenza e assenza, l’identità molteplice, la dimensione maschile vs il
femminile, il ricordo fissato in un oggetto, insieme ai diversi elementi
delle due installazioni (una stanza da letto da una parte, ceste di
panni usati dall’altra) definiscono uno spazio emotivo, in cui la
memoria diviene presenza evocata o restituita.
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