JIMMIE
DURHAM
-
NAPOLI
PALAZZO REALE
-
a cura della
FONDAZIONE
MORRA GRECO
-
15 dicembre 2012, ore 19
fino al 27 febbraio 2013
DURHAM
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NAPOLI
PALAZZO REALE
-
a cura della
FONDAZIONE
MORRA GRECO
-
15 dicembre 2012, ore 19
fino al 27 febbraio 2013
La mostra – allestita presso la Sala Dorica di Palazzo Reale – vuole celebrare, in contemporanea con l'altra grande mostra al MACRO di Roma, la lunga carriera di uno degli artisti più riconosciuti del panorama mondiale, e offrire al pubblico uno sguardo inedito sull’arte di Jimmie Durham.
La mostra, a cura della Fondazione Morra Greco, rimarrà aperta fino al 27 febbraio.
Artista, saggista, poeta ed attivista politico, Jimmie Durham
decostruisce i concetti cardine della cultura europea lasciando
all'essenza stessa dell'oggetto la capacità di raccontare la sua storia.
I principi di monumentalità celebrativa, permanenza e universalità di
architettura e scultura, considerata per secoli un mezzo per affermare
l'identità di un popolo e della sua cultura, vengono qui rifiutati per
liberare l'oggetto dalla volontà dell'uomo di controllarne la natura. La
Sala Dorica di Palazzo Reale diviene uno spazio contemplativo in cui
differenti sculture assemblate con il legno di quattro tipologie di
alberi (due olivi millenari provenienti dalla Puglia, un noce molisano,
un castagno e vari alberi tropicali) insieme a massi di pietra lavica e
frammenti di metallo industriale, tendono a ricreare un ambiente
surreale, a metà fra la foresta e la fabbrica. ll suggestivo spazio
della sala, già scandita dalle sue colonne-albero, si trasforma in un
luogo in cui lo spettatore è invitato ad immergersi per riflettere non
sul significato simbolico che gli oggetti possono assumere dopo la
lavorazione dell'artista, ma sulla loro organicità. La ricchezza del
legno, con i suoi odori, i nodi, le stratificazioni del tempo, la
varietà tattile della sua consistenza, riesce a comunicare l'essenza del
proprio essere e trasferire nello spazio in cui è collocato parte della
storia dei luoghi da cui proviene e degli accadimenti a cui ha
assistito nello scorrere degli anni. Lo spettatore può così esperire la
realtà dell'ambiente creato grazie al rapporto primordiale ed empatico
che si sviluppa dal contatto con il materiale. Jimmie Durham s'ispira,
qui, al lavoro di Constantine Brancusi ed al suo tentativo di catturare e
riprodurre l’essenza delle cose attraverso un processo scultoreo che
tende ad evidenziarne la realtà effettiva: l’idea alla base dell’oggetto
piuttosto che la sua forma apparente. La pietra lavica infatti non
viene lavorata perché la forza della sua presenza fisica non necessita
di una codificazione. In una città dove le pietre su cui camminano ogni
giorno milioni di persone parlano lingue differenti e sono ricche di
apporti e visioni che vengono tacitamente rappresentate, ove archi e
volte sono state strutturate dal susseguirsi degli stili architettonici
assumendo naturalmente forme e colori sempre diversi, la visione di
Jimmie Durham può essere applicata ad una consuetudinaria passeggiata
nei vicoli del centro storico, nel corso della quale basta rimanere in
silenzio ad osservare l'ambiente, per rendersi conto di quanto il
controllo dell'uomo e di qualsiasi forma di cultura, sia impotente
rispetto alla naturale evoluzione delle cose.
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