sabato 10 aprile 2010

CAMERE #11 - Elusive
fino al 30 maggio



L’artista Jimmie Durham in veste di curatore per CAMERE XI, presenta tre artisti, suoi ex-allievi: Riccardo Benassi, Magnus Ottertun ed Elisa Strinna. In questa mostra dal titolo Elusive i rumori della città in cui quotidianamente siamo immersi si trasformano in progetti sonori in grado di riscoprire la fertilità della cacofonia: un merlo che ricomincia a cantare, una porta che scricchiola, il boato del traffico, ma anche i suoni misteriosi che giungono dall’universo vengono evidenziati dai tre artisti per riscoprire la “poesia sonora della città”.

L’opera di Riccardo Benassi in CAMERE XI si intitola The First Kiss (Bending a Building). Un rotolo di feltro domina la stanza cadendo sul pavimento, si espande tortuosamente sino ad arrivare alla finestra dove sembra dileguarsi tra le sonorità urbane. Il suono è composto dalla sua voce contro “la macchina”, un distillato di tanti rumori diversi della città, che diventa sempre più forte e complessa. La voce dell’artista cerca di stare al passo del suono, argomenta, si scontra.. Il suono, nel rapporto “uomo-macchina-territorio” diventa l’ossatura sulla quale costruire in divenire.

Nella stanza che Magnus Ottertun ha concepita e realizzata per Camere XI una moltitudine di suoni provenientj dalla strada vengono registrati e trasmessi, offrendosi all’udito di chi entra nella stanza. Microspie incollate sulla finestra e connesse a casse audio trasmettono i suoni dall’esterno creando un ritratto sonoro della città. “Magnus anima la stanza”, scrive Jimmie Durham laconicamente. Attingendo contemporaneamente all’universo visivo e a quello letterario, Ottertun crea una narrazione complessa.

Anatomia di un sogno è il titolo della stanza di Elisa Strinna. “Le utopie risplendono quando non c'è luce. Col passare del tempo sbiadiscono, come astri al chiarore dell'alba” dice l'artista. In un antiquato monitor catodico si vede una piccola luce; è un astro che man mano risplende e si ingrandisce, finché tutto lo schermo diventa un unico bagliore di luce. Seguendo una stella dalla notte fino all’alba e alla sua scomparsa al mattino, l’artista ci racconta di come ogni sogno, ogni utopia si dissolve.
Come un’ombra protettrice sulle tre stanze troneggia un’opera di Jimmie Durham : Earth and Hair on Cotton del 1996 sui cui appaiono le tracce di un corpo testa in giù disegnato con terriccio e ciuffi di capelli.






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