SCONFINAMENTI #2
a cura di
Achille Bonito Oliva
Achille Bonito Oliva
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Spoleto56 Festival dei 2Mondi
SPOLETO
dal 28 giugno al 13 luglio
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Spoleto56 Festival dei 2Mondi
SPOLETO
dal 28 giugno al 13 luglio
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OPERA gruppo di ricerca artistica
H.H. Lim
Roberto Paci Dalò
Maïmouna Guerresi
Jonah Bokaer / Daniel Arsham
Rachel Libeskind
direzione creativa Elisabetta di Mambro / Franco Laera
progetto e produzione Change Performing Arts
coordinamento Virginia Forlani
si ringrazia
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Umbria
Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici dell’Umbria
Dopo
una prima edizione che ha esplorato alcune forme del crossover
multimediale che si affida a tecnologie sofisticate dell’immagine, la
nuova edizione di Sconfinamenti #2 indaga in modo particolare la
relazione tra arti visive, musica e danza. In controtendenza rispetto al
trend invasivo delle tecnologie high-tech, ormai facilmente accessibili
a livello di massa, la selezione degli artisti e dei lavori che si
possono visitare negli spazi della Rocca Albornoz di Spoleto è
influenzata piuttosto dalla ricerca di una dimensione poetica che
ricorre al linguaggio del corpo e all’uso di una tecnologia low-tech, a
volte ingenua e disarmante, sicuramente sorprendente per le giovani
generazioni ipertecnologizzate.
Per
tutta la durata del Festival gli spazi della splendida Rocca si
trasformano in un laboratorio creativo permanente; a rotazione si
animano con performance dal vivo di attori, musicisti e danzatori.
Nel cortile e negli spazi delle scuderie al piano terra il Gruppo di Ricerca Artistica "Opera" con la sua performance "Ma/mains tenant le vide"
ispirata al bronzo di Alberto Giacometti del 1934 tanto amato da André
Breton in cui una figura femminile stilizzata tende le mani come a
reggere un oggetto invisibile.
Con un linguaggio astratto e
minimale, linee, geometrie , volumi ed ambiente architettonico entrano
in relazione con la macchineria teatrale e il suono live.
Salendo verso il piano alto della Rocca le immagini in bianco e nero del malese H.H. Lim,
come frammenti di un film muto, raccontano il ripetitivo ed estenuante
hula-hoop che mette a dura prova la capacità di resistenza fisica dello
stesso artista. Egli non esita a mettersi in gioco personalmente davanti
ai visitatori fino al limite estremo delle sue energie, lasciando poi
le sue tele come silenziosi testimoni della ineffabile e incolmabile
distanza tra mente e corpo, irrevocabile statuto della condizione umana.
Nel
maestoso Salone d’Onore si incrociano i percorsi di due artisti i cui
sconfinamenti prendono le forme di effettiva contaminazione culturale. Roberto Paci Dalò,
noto anche nelle sue installazioni con il nome Giardini Pensili,
propone il suo intervento di cinema architettonico e musica live, frutto
del suo personale incontro con la città di Shanghai, con le
testimonianze della storia più recente, senza escludere le ferite
fisiche e morali inferte dalle vicende della seconda Guerra mondiale,
tra occupanti giapponesi e rifugiati ebrei.
Maïmouna Guerresi con "Akhfa"
si ispira ad un testo iraniano che risale al secolo XI per narrare le
vite dimenticate di donne sufi che sono vissute oltre dieci secoli fa.
L’artista ci fa riflettere sulla condizione delle donne in un mondo
religioso che anche oggi in modo evidente e drammatico è segnato dal
predominio delle figure maschili. La sua azione rituale tende a far
cadere i veli che realmente e metaforicamente oscurano il ruolo delle
donne nella religione islamica, ma anche nella realtà sociale
contemporanea, senza distinzione di cultura e di area sia politica che
geografica.
Jonah Bokaer, con
il linguaggio della coreografia e della danza, vanta già una lunga
serie di azioni e "occupazioni" di spazi museali. Insieme a Daniel Arsham
crea un dialogo originale tra architettura, scultura e performance
live. Il loro intervento, costruito a misura del monumentale spazio del
Salone d’Onore della Rocca, si ispira alle creazioni della scultrice
americana Louise Nevelson, icona del modernismo, celebrata in un testo
teatrale di Edward Albee; i frammenti letterari diventano qui il
soundtrack in dialogo con l’azione coreografica tra oggetti del nostro
recente passato, sotto forma di reperti di una sorprendente archeologia
domestica e post-industriale.
Infine nella magnifica Camera Pinta l’installazione di Rachel Libeskind è
una sorta di stazione metafisica dell’esilio, il luogo dove idealmente
si incontrano le strade di tutti quelli che fuggono dalla violenza e
dalle guerre di tutto il mondo: un rituale in cui l’artista continua a
fare e disfare le valigie, accompagnata dal suono ipnotico di onde che
si infrangono in un lontano oceano, oscillando tra ipnotica ripetizione e
frustrazione di un viaggio che non prevede il ritorno.
Apertura:
dal 28 giugno al 13 luglio
da martedì a domenica - dalle 9.30 alle 19.30
ingresso consentito fino a 45 minuti prima dell’orario di chiusura
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