sabato 28 giugno 2014

SCONFINAMENTI #2


a cura di
Achille Bonito Oliva
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Spoleto56 Festival dei 2Mondi

SPOLETO

dal 28 giugno al 13 luglio

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OPERA gruppo di ricerca artistica
H.H. Lim
Roberto Paci Dalò
Maïmouna Guerresi
Jonah Bokaer / Daniel Arsham
Rachel Libeskind

direzione creativa Elisabetta di Mambro / Franco Laera
progetto e produzione Change Performing Arts
coordinamento Virginia Forlani

si ringrazia
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Umbria
Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici dell’Umbria


Dopo una prima edizione che ha esplorato alcune forme del crossover multimediale che si affida a tecnologie sofisticate dell’immagine, la nuova edizione di Sconfinamenti #2 indaga in modo particolare la relazione tra arti visive, musica e danza. In controtendenza rispetto al trend invasivo delle tecnologie high-tech, ormai facilmente accessibili a livello di massa, la selezione degli artisti e dei lavori che si possono visitare negli spazi della Rocca Albornoz di Spoleto è influenzata piuttosto dalla ricerca di una dimensione poetica che ricorre al linguaggio del corpo e all’uso di una tecnologia low-tech, a volte ingenua e disarmante, sicuramente sorprendente per le giovani generazioni ipertecnologizzate.

Per tutta la durata del Festival gli spazi della splendida Rocca si trasformano in un laboratorio creativo permanente; a rotazione si animano con performance dal vivo di attori, musicisti e danzatori.

Nel cortile e negli spazi delle scuderie al piano terra il Gruppo di Ricerca Artistica "Opera" con la sua performance "Ma/mains tenant le vide" ispirata al bronzo di Alberto Giacometti del 1934 tanto amato da André Breton in cui una figura femminile stilizzata tende le mani come a reggere un oggetto invisibile.
Con un linguaggio astratto e minimale, linee, geometrie , volumi ed ambiente architettonico entrano in relazione con la macchineria teatrale e il suono live.

Salendo verso il piano alto della Rocca le immagini in bianco e nero del malese H.H. Lim, come frammenti di un film muto, raccontano il ripetitivo ed estenuante hula-hoop che mette a dura prova la capacità di resistenza fisica dello stesso artista. Egli non esita a mettersi in gioco personalmente davanti ai visitatori fino al limite estremo delle sue energie, lasciando poi le sue tele come silenziosi testimoni della ineffabile e incolmabile distanza tra mente e corpo, irrevocabile statuto della condizione umana.

Nel maestoso Salone d’Onore si incrociano i percorsi di due artisti i cui sconfinamenti prendono le forme di effettiva contaminazione culturale. Roberto Paci Dalò, noto anche nelle sue installazioni con il nome Giardini Pensili, propone il suo intervento di cinema architettonico e musica live, frutto del suo personale incontro con la città di Shanghai, con le testimonianze della storia più recente, senza escludere le ferite fisiche e morali inferte dalle vicende della seconda Guerra mondiale, tra occupanti giapponesi e rifugiati ebrei.

Maïmouna Guerresi con "Akhfa" si ispira ad un testo iraniano che risale al secolo XI per narrare le vite dimenticate di donne sufi che sono vissute oltre dieci secoli fa. L’artista ci fa riflettere sulla condizione delle donne in un mondo religioso che anche oggi in modo evidente e drammatico è segnato dal predominio delle figure maschili. La sua azione rituale tende a far cadere i veli che realmente e metaforicamente oscurano il ruolo delle donne nella religione islamica, ma anche nella realtà sociale contemporanea, senza distinzione di cultura e di area sia politica che geografica.

Jonah Bokaer, con il linguaggio della coreografia e della danza, vanta già una lunga serie di azioni e "occupazioni" di spazi museali. Insieme a Daniel Arsham crea un dialogo originale tra architettura, scultura e performance live. Il loro intervento, costruito a misura del monumentale spazio del Salone d’Onore della Rocca, si ispira alle creazioni della scultrice americana Louise Nevelson, icona del modernismo, celebrata in un testo teatrale di Edward Albee; i frammenti letterari diventano qui il soundtrack in dialogo con l’azione coreografica tra oggetti del nostro recente passato, sotto forma di reperti di una sorprendente archeologia domestica e post-industriale.

Infine nella magnifica Camera Pinta l’installazione di Rachel Libeskind è una sorta di stazione metafisica dell’esilio, il luogo dove idealmente si incontrano le strade di tutti quelli che fuggono dalla violenza e dalle guerre di tutto il mondo: un rituale in cui l’artista continua a fare e disfare le valigie, accompagnata dal suono ipnotico di onde che si infrangono in un lontano oceano, oscillando tra ipnotica ripetizione e frustrazione di un viaggio che non prevede il ritorno.

Apertura:
dal 28 giugno al 13 luglio
da martedì a domenica - dalle 9.30 alle 19.30
ingresso consentito fino a 45 minuti prima dell’orario di chiusura

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