mercoledì 6 aprile 2011

RAM radioartemobile
MiArt2011

In occasione dell’inaugurazione di MiArt 2011, Fiera Internazionale di Arte Contemporanea di Milano, RAM radioartemobile presenta giovedì 7 aprile alle ore 18:00 all’interno del suo stand
PAD. 3 STA
ND M07:

Performance

Partita a scacchi

Yang Jiechang e H.H. Lim

Nello stand sarà installato il Pavimento di Carla Accardi che ospiterà la scacchiera. Lo spazio sarà circondato da opere di : getulio alvianiMarco BagnoliBizhan BassiriDomenico BianchiAlberto GaruttiH.H LimYang Jiechang Vettor PisaniMichelangelo PistolettoRemo Salvadori.

Testo di Angelo Capasso : ConcentrAzione

Due artisti, una scacchiera, la concentrazione. La partita a scacchi di Yang Jiechang e H.H. Lim attraversa trasversalmente la Storia dell’Arte e congiunge due avanguardie: quella Europea del primo novecento e quella Cinese del secondo millennio. A partire dalla scacchiera che divideva Marcel Duchamp e Man Ray, gli scacchi hanno centrato il disegno del pensiero su un campo di forze diverso: bidimensionale come il quadro, squadrato come questo, ma sostanzialmente interattivo, regolato dal gesto minimo, dalla regola dell’equilibrio, sotteso alla concentrazione necessaria a mantenerlo intatto. La scelta degli scacchi, oggi come allora, ci riporta le qualità di un confronto minimo: il disegno del pensiero che descrive strategie geometriche basate sulla contrapposizione tra il Bianco e il Nero. Conditio sine qua non: la ConcentrAzione. Al presente, quindi, il destino della partita tra H.H. Lim e Yang Jiechang assorbe in sé un ampio portato culturale che congiunge due emisferi, due tradizioni culturali, e presenta l’attualità dell’arte, il protagonismo dell’Arte Cinese dell’ultimo decennio sulla scena dell’arte occidentale, di cui Jiechang e Lim sono indubbiamente due dei protagonisti, appartenendo alla generazione capostipite degli artisti cinesi in Europa. L’obiettivo è di giungere allo scacco al Re, farlo cadere. E’ il Re il vero protagonista, come dimostra l’etimologia stessa della parola “scacco” (proveniente dal provenzale e catalano antico “escac”, a sua volta dal persiano Shah: "Re" forse tramite l'arabo eshâg ovvero el-shâg, "il Re"). Nel gioco, quindi, lo scacco e il Re si identificano, si concentrano: divengono un tutt’uno proprio come l’artista e l’arte. Dietro al linguaggio simbolico dei singoli pezzi, sono i due Re a sfidarsi in una battaglia non cruenta perché mentale, vitale e vivificatrice in quanto capace di produrre nuova energia ad ogni mossa e delineare un disegno aperto che si fonda sull’interazione. Così era alle origini del gioco, nato in India attorno al VI secolo (e giunto in Europa attraverso la cultura araba); così è oggi: il gesto della mano che muove i pezzi dà forma ad un labirinto di possibilità di intrecciare un dialogo mentale attraverso la ConcentrAzione, innalzando, ad ogni passaggio, le vette dell’arte alle cime del sublime, in un equilibrio precario tra pieno-vuoto che, ad un tempo, è stasi e azione mosse nel rischio della sconfitta improvvisa. O, ancor peggio, dell’annullamento dello sforzo reciproco per l’intervento di un terzo incomodo: il Caso (sollecitato da Duchamp), che negli scacchi ha il nome di una posizione sterile inamovibile, lo Stallo. La partita di H.H. Lim e Yang Jiechang quindi riporta il lavoro dell’artista sul binario dell’intensificazione, della mossa meditata, della strategia sul lungo termine, in un territorio fertile dominato dalla ConcentrAzione, nel tempo fuori dal tempo, lì dove permane la sfida del senso e del linguaggio. Angelo Capasso

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