martedì 1 settembre 2009

Alchimie: Federico Fellini - Nino Rota



La quasi trentennale collaborazione e amicizia e stima tra Fellini e Rota rappresenta un caso unico nella storia del cinema italiano, che inizia nel 1952 con “Lo sceicco bianco” per arrivare fino al 1978 con “Prova d’orchestra”. L’intesa tra i due è talmente profonda e spontanea da apparire quasi magica: “L’incontro avviene nell’immediato dopoguerra. Uscendo dalla Lux, in via Po, Federico vede il maestro Rota alla fermata dei mezzi pubblici e gli chiede quale autobus sta aspettando. Rota nomina un numero che non passa di là, e mentre Fellini si affanna a spiegarglielo l’autobus incredibilmente arriva. Una scena felliniana tanto tipica da apparire onirica, l’aneddoto racchiude la sintesi del rapporto fra regista e musicista come effettivamente proseguirà per un quarto di secolo: un fenomeno di empatia, irrazionalità e magia” (Tullio Kezich, “Federico. Fellini la vita e i film”, Giangiacomo Feltrinelli editore, Milano, 2002).

Nelle prime collaborazioni Rota e Fellini lavorarono sempre a stretto contatto, con un netto privilegio decisionale e di guida del regista sul compositore. Rota, secondo un iter produttivo assai usuale nella composizione di musiche per film, compose la colonna musicale in un secondo momento, quando la pellicola era già stata interamente montata. Rota riesce sempre ad entrare in sintonia con le idee registiche di Fellini e a trovarne gli equivalenti musicali. Questo suo essere a disposizione e questa disponibilità all’ascolto si accompagna a una straordinaria dote di eclettismo che lo porta ad affrontare qualsiasi genere, dalla musica colta ed elevata a quella popolare (in questo senso trova la linea per seguire l’amore del regista per i motivetti e i ritmi accentuati). Concluso il montaggio entrava in scena Nino Rota: non solo sostituendo le note delle musiche utilizzate da Fellini con le proprie, ma anche convincendo regista ad abbandonare quei motivi a cui ormai si era affezionato.

L’importanza della "funzione evocativa" di Rota nel cinema di Fellini è evidenziata da Gian Piero Brunetta che già da “Lo sceicco bianco” nota: “Il ritmo di balletto che unirà – grazie anche alle musiche di Nino Rota – tutti i personaggi felliniani” (Gian Piero Brunetta, “Cent’anni di cinema italiano”, Gius. Laterza & figli, 1991). Questo rapporto artistico danzante e straordinario si conclude drammaticamente nel 1979. Fellini deve iniziare le riprese de “La città delle donne” e comincia a discutere del progetto con Rota, ma il 10 aprile un infarto pone fine all’improvviso alla vita del grande compositore. Per Fellini è come perdere un fratello, e anche a livello artistico riprodurre con altri l’alchimia esistente con il compositore milanese è compito ai limiti dell’impossibile: “Sul piano creativo, poi, è come aver perso un braccio: sostituire Rota sarà considerato un compito impossibile dai musicisti chiamati a riempire il vuoto” (Tullio Kezich, op. cit.). Le composizioni per film di Rota si caratterizzano per linee melodiche semplici dotate della grande qualità di rimanere da subito impresse nella mente e nella memoria dello spettatore.

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