domenica 24 maggio 2009

PROJECT Fantin

Lunedì 25 maggio 2009

0re 11.10 / 22.20


PROJECT di Emilio Fantin.
Istituto Guido Castelnuovo.
6 Maggio 2009.


A cura di Emanuele Sbardella:




Emilio Fantin da anni lavora sul rapporto tra arte e logica, fra arte e matematica, dalla collaborazione con il logico Piero Pagliani negli anni novanta fino all’attuale progetto alla Sapienza, iniziato l’anno scorso con la performance “Autoreferenziale” e che continua con “Project”, sempre all’interno di una lezione del Professor Claudio Bernardi. Emilio Fantin ha assunto questa imperscrutabile relazione fra arte e matematica come uno dei campi privilegiati della sua ricerca. Nelle sue opere la contestualizzazione di oggetti e di pratiche viene alterata fino al punto in cui forme e contenuti perdono la loro naturale riconoscibilità. Come si trasformerà la lezione nelle mani di un artista? Quali concetti matematici sono fondamentali per la sua arte? In che misura le sue opere possono considerarsi matematiche? Fino a che punto arte e matematica possono comprendersi reciprocamente? Fino a che punto possono compenetrarsi? È veramente auspicabile e giustificato tale incontro?




Resoconto di Emanuele Sbardella:




Sono passati più di due mesi dalla mia prima lezione di Fondamenti di Matematica. Da quel giorno (quasi) ogni lunedi, mercoledi e venerdi ho cercato di districarmi fra i teoremi e le dimostrazioni che sostanziano la teoria assiomatica degli insiemi.Il fatto che con il passare delle settimane la mia abilità matematica crescesse in modo inversamente proporzionale alla personale convinzione di stare operando all’intenro del campo artistico, non significa che io sia diventato un esperto di matematica (tanto quanto non significa che il dubbio dal quale la ricerca era partita abbia alla fine corroso la finalità precipauamente artistica e filosofica della performance che ho curato).
Lezione dopo lezione, il professore (Claudio Bernardi) mi forniva un numero crescente di argomenti che io cercavo di metabolizzare su un duplice livello. Da una parte (per lo più nelle mattinate) raccoglievo tutta la mia diligenza per studiare ed esercitarmi al fine di ottenere la capacità di utilizzare correttamente gli strumenti; d’altra parte (per lo più nottetempo) lasciavo libero il mio pensiero e scrivevo le mie riflessioni sul blog, ne parlavo con Emilio o semplicemente le lasciavo maturare in me stesso affinché quegli stessi strumenti potesseto iniziare a configurarsi come arnesi adatti ad essere utilizzati da Emilio.
Un punto di svolta che coinvolse sia il mio apprendimento sia la preparazione della performance avvenne a fine aprile.Emilio Fantin mi aveva da poco fatto notare un certo commento ricevuto a Project nell’ambito di DoDai. Esso recitava: “Ricorsività o involuzione?”. In quella settimana fu chiaro che Project sarebbe stato il lavoro portato come esempio nella performance di quest’anno, anche se presentava assai più problemi dei lavori utilizzati in Autoreferenziale. Project era molto più recente e metteva in campo elementi assai meno decifrabili rispetto all’autoreferenzialità.

Emilio Fantin ed Emanuele Sbardella durante la performance del 2008, Autoreferenziale
All’inizio di quella settimana cruciale, quindi, l’assillo che non mi faceva dormire era il tema che, fra la varie proposte che ci giravano in testa, avremmo alla fine proposto ed Emilio affronteto durante la performance. Inizialmente sembrava aver preso un certo vantaggio sulle altre proposte il tema dell’involuzione. Questo concetto, messo in gioco dal comemnto che Emilio mi aveva fatto notare, era riconducibile anche ad alcuni argomenti di metematica. Tuttavia esso, applicato all’arte, era sin troppo ambiguo; applicato alla matematica, per me, ancora troppo oscuro.
Ecco un esempio dlele e-mail che ci scambaivamo in quel periodo. Io scrivevo:
Le involuzioni sono funzioni che applicate de volte allo stesso insieme fanno si che risulti l’identico insieme iniziale, come nel caso della simmetria. Applicare due volte la simmetria, rende nuovamente l’identità.
Nel caso di Project è difficile individurare questi due momenti, ma concettualmente non impossibile. Infatti si potrebbe dire che in un primo momento l’apertura dell’opera (U. Eco) è tale che ogni commento espande il significato dell’opera, ma in un secondo momento si è costretti sempre a tornare sull’insensatezza del primo disegno a matita.
Un primo moviento applica un’aggiunta che da una specie di (+1) all’insieme iniziale. Tale che (n+1); un secondo movimento costringe a ritornare sullo stesso misero elemento di partenza (n).
Nemmeno Emilio era molto convinto della possibilità di poter direzionare la performance lungo questa traiettoria, e il titolo provvisorio di Involution de l’art cedette facilmente il passo quando in quella settimana di fine aprile emerse con chiarezza un tema di fondo diverso dall’involuzione (il buon ordine, di cui parlavo in questo articolo) e la necessità di lasciarlo sullo sfondo senza imperniare comunque la performance su di esso.
Alla fine della medesima settimana la svolta è stata sancita dal fatto che il professore mi abbia invitato alla lavagna a fare un esercizio (nella fattispecie, moltiplicazione di ordinali) che sono riuscito a risolvere con un dignuitoso successo.
Di lì in poi la fase ideativa della performance è stata considerata conclusa, ed iniziavano a farsi sentire necessità organizzative più puramente tecniche (dalla comuicazione all’allestiemento, passando per il fund raising).
In primo luogo ho consolidato gli accordi e le colaborazioni con FB (Fondazione Baruchello), RAM (radioartemobile) e MLAC (Museo Laboratorio di Arte Contemporanea); rispettivamente nelle persone di Carla Subrizi; Dora Stiefelmeier, Mario Pieroni e Ilari Valbonesi; Simonetta Lux e Domenico Scudero.
In secondo luogo ho scritto, sempre con la supervisione di Emilio Fanitn, un volantino informativo teso a preparare gli studenti
Infine ho preso accordi con ciscuno degli operatori che avrebbero in qualche misura preso parte all’organizzazione dell’evento, svolgendo il loro lavoro. La bidella mi ha fatto scoprire il funzionamento delle tapparelle veneziane; la portineria di matematica mi ha spesso controllato materiale lasciato in deposito; i vigilanti all’ingresso dell’università hanno acconsentito a far entrare la vettura di RAM per depositare le pesanti attrezzature di fronte al dipartimento di matematica; il professore della lezione che precedeva la nostra ogni mercoledì ha acconsentito a che venissero installati videoproiettore e schermo prima dell’inizio della sua lezione.
Oggi scrivo questo resoconto personale della mia esperienza curatoriale, a due giorni dalla conclusione della prima fase della performance di Emilio Fantin.

Essa è avvenuta il 6 maggio 2009. Il giorno precedente, il 5 maggio, l’artista era giunto da Bologna ed in serata abbiamo discusso gli ultimissimi dettagli e fatte le ultime prove all’interno della studio a Trastevere messo gentilmente a disposizione da Cesare (Pietoriusti).
Tutto sembrava andare per il verso giusto, fin quando non decidaimo di connetterci ad intenet per provare a leggere i commenti direttamente dal blog di BridA (come sarebbe accaduto l’indomani). Il blog non si apriva. Nemmeno da un altro computer o sostituendo i cavi. Parte una chiamata skype di urgenza a Sendi (Mango di BridA, di cui fa parte insieme Tom Kerševan e Jurij Pavlica), e alle ore 23:00 veniamo a scoprire che c’è un problema con il loro internet provider. Ad evitare il peggio c’è stato l’impegno di Sendi a risolvere il problema, passando la notte in binaco mentre io ed Emilio andavamo a riposarci rimettendoci alla buona riuscita del suo intervento in extremis. Quando la mattina del 6 maggio alle ore 7:30 stavo già all’Università per sistemare il materiale, il mio più grande ringraziamento è andato a lei quando tra le altre cose ho verificato che il loro blog era nuovamente funzionante.

Monto la strumentazione in 5 minuti



Alle 9:00 Emilio era già arrivato, ed insieme abbiamo atteso l’arrivo dei pochi invitati a questa performance che praticamente si sarebbe svolta a porte chiuse. Alle 10 l’aula si era liberata ed alle 10:15 tutto era pronto per iniziare. Emilio Fantin presetato brevemente dal professor Claudio Bernardi al centro, ed io defilato in postazione regia, fra il mio labtop ed il videoproiettore che mi aveva prestato Alberto (Tessore di 20eventi).

Il tempo a nostra disposizione era di circa mezz’ora, ma alla fine il dibattito che la performance ha suscitato ha fatto si che ci siamo potuti congedare solo alle ore 11:00 (dopo quasi un’ora). In questo performance formato lezione, l’artista ha contemporaneamente esposto un suo lavoro precedente e lo ha espanso fino a farci rientrare la situazione attuale.
Una volta usciti dall’Aula C del Dipartimento di Matematica, io ed Emilio siamo stati intervistati da Ilari Valbonesi (RAM LIVE) nel giardino della Sapienza, dietro al rettorato.
Pertanto il mio resoconto può definirsi momentaneamente concluso....






RAM LIVE Play list: Explosion in the Sky, The Rescue, 2005


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