lunedì 13 aprile 2009

RAM radioartemobile - Impronte Contemporary Art @ MIART : LA MEMORIA DEL MITO




RAM - Impronte contemporary art

presentano

LA MEMORIA DEL MITO
MIART - Stand I08 - pad. 4
Fiera Milanocity

Artisti:
Carla Accardi, Getulio Alviani, Said Atabekov, Vadim Fishkin, Alberto Garutti, Anastasia Khoroshilova, Jannis Kounellis, Vladimir Kupriyanov, Vettor Pisani, Michelangelo Pistoletto, Andrei Roiter, Stas Shuripa, Donatella Spaziani

La Memoria del Mito di Viktor Misiano.
L’arte è nata dal mito, nessuno l’ha mai dimenticato. Benché Nietzsche fosse persuaso che l’innovazione scaturisse dall’oblio, tuttavia era giunto a questa conclusione indagando i miti dell’antichità e elaborandone di nuovi. È stato proprio il ricordo del mito a esortare appassionati lettori di Nietzsche come Joyce, De Chirico e Artaud a cambiare radicalmente la visione europea dell’arte. Ne sono memori tuttora gli innovatori della mitopoiesi (Kounellis, Pistoletto, Pisani, Atabekov). Anche il rifiuto della storia ha la sua propria storia: l’inventario dei tentativi di creare quel che non è mai stato e che non può essere è ormai conservato da tempo negli archivi (V. Fishkin). Il culto delle forme e dei segni puri, privi di un referente storico (Accardi, Alviani, Shuripa) è, in definitiva, l’ennesimo ritorno all’ideale degli antichi che sognavano un’arte dalle forme ideali. E con gli antichi noi condividiamo le suggestioni degli elementi e delle energie naturali – aria e fuoco, suono e movimento (Alviani, Pisani, Fishkin, Atabekov), insieme all’idea che l’uomo sia la misura di tutte le cose (Spaziani). Neppure il filo di Arianna è un’invenzione del presente (Garutti). Senza mito, la vita sarebbe insopportabilmente noiosa, l’unico conforto a esserci concesso è infatti uno sguardo attento. Ogni cosa quotidiana è pervasa dal ricordo del mito e perciò quanto più è ponderato lo sguardo, tanto maggiori sono la pace e la malinconia che dona (Kupryanov, Roiter, Khoroshilova). Perché l’ammissione che, dalla notte dei tempi, stiamo raccontando sempre la stessa storia, rappacifica con se stessi e rende malinconici. D’altronde, a recuperare il mito dell’ “eterno ritorno dell’identico” era stato, ancora una volta, Nietzsche.

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